Siete sicuri che il vostro 5 per mille sia davvero finito al destinatario che avete prescelto al momento di compilare il modello 730? Il dubbio è legittimo e lo solleva la Corte dei Conti.
La Corte dei conti, con la delibera 18 luglio 2018, n. 14/2018/G, prende in esame l’attività di audit condotta dall’Agenzia delle Entrate sui comportamenti dei Caf e fa il punto sui casi segnalati dalla magistratura tra il 2013 e il 2015 circa la destinazione del 5 per mille.
Secondo la Corte, in base alla relazione dell’amministrazione finanziaria, nel 2014 il 5,7% delle 8.502 dichiarazioni controllate, ossia 485, hanno rilevato irregolarità, consistenti nella trasmissione di scelte 《non conformi alla preferenza dei cittadini (87 casi)》 per favorire associazioni amiche o legate ai sindacati o《nella mancata conservazione delle schede relative alle scelte (398)》, circostanza, questa ultima, che inibisce, di fatto, ogni controllo sull’effettiva volontà dei contribuenti. Se il 2014 non era andato bene, il 2015 è stato anche peggiore, sia per il 5 per mille che per l’8 per mille. E nel rapporto della Corte la magistratura contabile mette nero su bianco i nomi dei “colpevoli” (il testo completo della relazione è pubblicato sul sito della Corte dei Conti, alla pagina Ultimi documenti pubblicati).
In altri termini, secondo i dati raccolti dalla Corte dei conti, i centri di assistenza fiscale avrebbero condizionato, in molti casi, la scelta dei destinatari della quota di reddito, appunto il 5 per mille, che il contribuente può devolvere volontariamente ad associazioni o organizzazioni no profit.
Una situazione che confligge con la necessità di una assoluta terzietà del caf nel processo decisionale dei contribuenti nella scelta dell’ente a cui devolvere il 5 per mille. L’ingerenza nel processo decisionale dei contribuenti è avvenuta o attraverso le indicazioni date “verbalmente dal personale che consiglia un beneficiario”, oppure con “la presenza, negli applicativi di compilazione delle dichiarazioni dei redditi, di sistemi automatici d’inserimento del codice fiscale degli enti collegati (menù a tendina)”, oppure, ancora, attraverso “la presenza di materiale pubblicitario del Caf stesso”.
Tantissime anche le cosidette “firme generiche”, quelle cioè senza il codice fiscale dell’ente.
Gli ultimi dati sul 5 per mille, relativi al 2016 e riportati dal Sole 24 Ore, indicano che solo per 39 Organizzazioni il 5 per mille vale oltre un milione di euro. Per gli altri 24 mila enti, il contributo va anche sotto i mille euro.
Recentemente, nell’adunanza dello scorso 18 giugno, il rappresentante della Consulta nazionale dei Caf ha confermato, ancora una volta, la disponibilità della categoria ad affrontare il problema.
Come difendersi da questa manipolazione delle vostre dichiarazioni dei redditi? Per chi si è registrato sul portale dall’Agenzia delle Entrate, i contribuenti possono controllare le proprie scelte utilizzando il proprio cassetto fiscale.
Fonte: Corte dei Conti, comunicato stampa del 2 agosto 2018- Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato
Foto: https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/home/865972/taranto-gestione-inceneritore-di-bello-c-risarciranno-5-5-mln.html