L’assegno di invalidità si eredita anche senza prestare assistenza. Il che significa che gli eredi dell’invalido ormai deceduto hanno diritto alla quota di indennità di accompagnamento liquidata in favore di ciascuno di essi.
La somma spetta a ciascuno di essi, anche a colui che non ha provveduto all’assistenza dell’invalido. È quanto chiarito dalla Cassazione con la segnalata sentenza.
L’indennità di accompagnamento è un diritto proprio degli eredi ossia un diritto riconosciuto loro per legge. È la stessa legge, inoltre, che prevede che tali somme non debbano essere percepite soltanto dall’erede che si è fatto carico dell’assistenza dell’invalido.
Gli eredi dell’invalido hanno diritto alle quote della pensione d’inabilità e dell’indennità di accompagnamento maturate dalla domanda amministrativa alla morte dell’invalido avvenuta in epoca anteriore all’accertamento dell’inabilità da parte della competente commissione provinciale.
Il diritto alle prestazioni assistenziali dovute agli invalidi civili nasce sulla base della domanda amministrativa e della sussistenza dei presupposti normativamente previsti e, facendo parte del patrimonio del titolare deceduto, a prescindere dal suo accertamento in sede amministrativa e/o giudiziale, si trasmette con la successione ereditaria anche in caso di morte dell’avente diritto antecedente all’accertamento dei presupposti. Pertanto, sia nell’ipotesi appena ricordata, sia qualora le prestazioni in parola vengano comunque liquidate non al diretto interessato, ma ai suoi eredi viene in rilievo non una situazione di “assistenza sociale obbligatoria” bensì una tipica situazione successoria.
Ne consegue che sussiste il diritto degli eredi a ricevere la parte di indennità di accompagnamento anche nell’ipotesi in cui non abbiano provveduto all’assistenza predetta.
La vicenda
Un Tribunale aveva accolto la domanda proposta dalla figlia erede di una donna invalida, la quale aveva chiesto la devoluzione dell’intero importo dell’indennità di accompagnamento pagato dalla Prefettura per la madre, poiché era stata l’unica ad assistere la madre fino al decesso. Il fratello della donna ha proposto ricorso in Cassazione ritenendo che, trattandosi di un diritto degli eredi, l’attribuzione delle somme in questione, non potesse costituire, come invece configurato in primo grado, un diritto indebito. L’uomo ha così vinto la causa in ultimo grado.
Fonte: www.siciliabook.it
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